N° 93

 

PUNITORI

 

1.

 

 

La notizia è di quelle da prima pagina: l’ex poliziotta Lynn Michaels, la famigerata Punitrice, è stata catturata e con lei una complice che ha tentato di aiutarla a sfuggire alla Polizia e a Devil, che poi è il mio vecchio amico Matt Murdock.[1]

Secondo lui in zona c’era una terza complice, una terza Punitrice, potremmo dire. Se è così, i guai potrebbero non essere finiti perché questa terza donna (Matt è sicuro che sia una donna e le sue identificazioni sono pressoché sempre esatte) quasi certamente tenterà di liberare le altre due e potrebbero scoppiare scintille.

Il vostro Ben Urich, cronista d’assalto del Daily Bugle, vi terrà debitamente informati, statene sicuri.

 

Arthur Stacy, Commissario di Polizia di New York è un uomo dai modi spicci ed ama tenersi aggiornato sulle cose più importanti che riguardano la sua città. Fortunatamente, il suo Capo del Dipartimento, l’afroamericano Marcus Stone, la pensa allo stesso modo.

-Lynn Michaels…- borbotta Stacy -… avevo sentito parlare di lei. Tu l’hai conosciuta, Marc?-

            Stone scuote il capo mentre risponde:

-Eravamo in distretti diversi e quando lei si è data al vigilantismo spinto io ero passato già da un pezzo a Codice Blu.-

-Dicono che fosse diventata l’amante di Castle e che prima di dimettersi gli passasse informazioni riservate.-

-Se ne dicono tante ma non credo si sia mai trovata una prova concreta. La verità è che la Michaels non ha retto alle cose che si vedono nel nostro lavoro. L’ho visto accadere più di una volta. C’è chi si spara in bocca, lei ha cominciato a sparare ai criminali. Posso capirla ma non la giustifico.-

-E dell’altra che si sa?-

-L’abbiamo identificata dalle impronte: Rachel Cole, Sergente dei Marines, tiratore scelto, accettata nelle forze speciali. Sposata qui a New York con Daniel Alves. Il giorno delle nozze una squadra di gangster fa irruzione nella sala banchetti e fa una vera strage. Lei è l’unica a sopravvivere. Nessuno sa più nulla di lei da quando esce dall’ospedale sino a ieri.-

-Stress postraumatico, desiderio di vendetta e cose del genere. Ha detto niente?-

-All’inizio è stata muta come una tomba, poi ha detto solo nome, grado e numero di matricola come una prigioniera di guerra. Ha rifiutato un avvocato ma il Giudice gliene ha nominato uno d’ufficio.-

-Chi?-

-L’hai sicuramente sentito nominare: Matthew Murdock.-

Uno dei migliori,dicono. Quella ragazza ne avrà bisogno se vuole uscire dal guaio in cui è finita.-

 

            Non è la prima volta che vengo a Ryker’s Island, è normale per un avvocato penalista, meno normale è che mi sia spesso trovato in mezzo a tentativi di evasione, rivolte e cose simili con supercriminali di mezzo. Non dovrei avere problemi del genere con questa donna.

Nei panni di Devil ho contribuito a farla catturare e c’è una specie di conflitto di interessi che avrebbe dovuto sconsigliarmi di accettare il suo caso, tuttavia la sua storia mi ha colpito e mi ha spinto a cercare di aiutarla.

Quando entro nella stanza posso percepire l’intensità del suo sguardo. Un cieco, sta pensando, hanno mandato un cieco. Se solo sapesse che i miei sensi super sviluppati ed il mio senso radar mi permettono di percepire la realtà anche meglio di uno che ci vede. Non che sia felice di aver perso la vista, s’intende.

-Buongiorno Sergente Alves.- le dico sedendomi davanti a lei.

-Cole-Alves.- ribatte lei -Mio marito sarà anche morto il giorno delle nozze ma io porto lo stesso il suo cognome.-

            Il suo battito cardiaco è accelerato mentre lo diceva, ora è tornato normale

-Come desidera, Sergente Cole-Alves. Io sono il suo avvocato. Mi ha nominato la Corte.-

-Non mi servono avvocati.-

-Sono quelli che lo dicono ad averne più bisogno di solito, quindi perché non prova a darmi ascolto?-

            Ho già capito che il mio lavoro non sarà facile.

 

 

2.

 

 

            Una scena perfettamente simmetrica si sta svolgendo in un'altra ala dello stesso carcere ma stavolta le protagoniste sono entrambe donne.

            La prima ha lunghi capelli biondi e profondi occhi azzurri e veste l’uniforme arancione tipica dei detenuti. Siede ad un tavolo con le mani bene in vista sotto lo sguardo, discreto ma vigile, di due guardie.

            Dall’altra parte del tavolo siede una donna dai capelli neri tagliati corti e gli occhi grigi che indossa un abito nero senza maniche lungo sino a poco sopra il ginocchio.

-Mi chiamo Jeri Hogarth e sono il suo avvocato, Miss Michaels.- dice la bruna.

            La bionda, il cui nome è Lynn Michaels, ex poliziotta divenuta vigilante ad imitazione del Punitore, resta in silenzio, il suo sguardo è impenetrabile. Alla fine dice:

-Ho sentito parlare di un Jeryn Hogarth ma è un maschio anziano e sovrappeso con la passione per le auto di lusso e le donne giovani e belle.-

            L’avvocatessa abbozza un sorriso e replica:

-Quello è mio padre e condividiamo le stesse passioni. Ma non è per parlare di lui che sono qui ma per lei. È in guai grossi, lo sa?-

-Ho fatto solo quello che andava fatto.- è la secca replica.

-E sarà la nostra linea di difesa. La giuria la berrà. Le giurie amano le storie strappalacrime.-

            Lynn Michaels non dice niente.

 

            Diario di guerra del Punitore. Annotazione n. 1974. La mia priorità era far uscire di prigione Lynn Michaels e la sua amica, il Sergente Cole-Alves. Quando Kymberly Taylor mi ha raccontato la sua storia, ho visto quanto sia simile alla mia. Era una Marine come me, è stata in zona di guerra come me e dei gangster hanno sterminato la sua famiglia proprio come è successo a me. Ha fatto la cosa giusta e non posso permettere che lei e Lynn marciscano in prigione. 

-Cosa conti di fare, Frank?- mi chiese Kymberly.

-Ho un piano.- mi limitai a rispondere.

            Un piano semplice ma audace.

 

Carlos Lobo sta finendo di fare colazione quando nella stanza entrano due donne: sua sorella Esmeralda ed Allegra Bazin.

La ragazza americana di origini francesi indossa un completo azzurro di marca firmato come le scarpe che porta, roba costosa, come il tubino rosso fuoco indossato da Esmeralda. Deve averglielo dato Allegra, pensa Carlos, perché quando è uscita la notte scorsa, sua sorella indossava solo la pelliccia della sua forma lupina. A quanto pare, ha avuto una buona idea a mandarla al posto suo.

-Se sei qui…- dice rivolto ad Allegra -… vuol dire che hai deciso di accettare la mia proposta di alleanza?-

            Allegra sorride e risponde:

-Tua sorella è stata molto persuasiva e poi ieri mi sono resa conto che due come voi è meglio averli dalla mia parte che contro.-

-Ti fidi così tanto di Esmeralda da essere venuta sola nella tana del lupo?-

-Non fraintendermi, Carlos, tua sorella è deliziosa ma le mie ragazze sono fuori armate fino ai denti e pronte ad intervenire se le cose vanno storte.-

-Non ti fidi di noi, querida?-[2] chiede Esmeralda.

-Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, Esme, specie nel nostro genere di affari.- replica Allegra.

-Non che le pallottole servano a molto con me e mia sorella.- ribatte Carlos -Dovresti averlo capito.

-Anche se sono d’argento? Mi sono documentata sai? E quando si è ricchi, ed io lo sono, procurarsi dell’argento in fretta non è un problema.-

            Carlos scoppia in una risata divertita.

-Sei schietta e questo mi piace.- dice -Parliamo.-

 

 

3.

 

 

            L’aula 33 del Tribunale Penale di New York è affollata di giornalisti oggi per l’udienza di prima comparizione di Lynn Michaels e Rachel Cole-Alves, le due Punitrici, seguaci di Frank Castle nella sua violenta crociata contro i criminali

            L’udienza di oggi serve per la contestazione formale delle accuse, per le dichiarazioni delle imputate e la decisione sulla libertà su cauzione che sembra decisamente improbabile.

            Al tavolo dell’Accusa c’è eccezionalmente il Procuratore Distrettuale di Manhattan William Hao in persona, affiancato da una giovane donna dai capelli neri dall’aria determinata. A quello della difesa il mio vecchio amico Matt Murdock ed una donna elegante dai capelli corti e neri.

-Ciao Ben, mi sono persa qualcosa?-

            La mia giovane collega Candace Nelson è appena arrivata. Sembra più rilassata che negli ultimi giorni. In qualche modo di cui non vuol parlare, ha risolto i suoi guai con un pezzo grosso della malavita cinese. Chissà se saprò mai come?[3]

-Nulla d’importante.- le rispondo -Il bello arriva adesso.-

-Vedo che Lynn Michaels ha scelto come difensore Jeri Hogarth, interessante.-

-La conosci?-

-Più che altro ne ho sentito parlare. È la figlia di Jeryn Hogarth, il legale della Rand-Meachum Corporation.-

-So chi è ma non sapevo che avesse una figlia.-

-Ne ha due da due donne diverse. Jeri è la maggiore, Millie è ancora all’università.-

-Ne sai parecchio, vedo.

-Sono un’avida lettrice del blog di gossip di Chili Storm e lei c’è citata parecchio.-

Non mi dire.-

-Come lesbica di successo, tra le altre cose. È da poco diventata socia dello studio legale di Rosalind Sharpe, che per l’occasione è stato rinominato Sharpe, Byrnes & Hogarth. Fino ad un paio di mesi fa dirigeva la filiale di Boston poi Razor[4] l’ha richiamata qui a New York. Ma ora fammi sentire.-

            Il giudice ha appena chiesto come si dichiarano le imputate.

-Non colpevole.- ha detto Rachel Cole-Alves.

-Non colpevole.- ribadisce Jeri Hogarth per la sua cliente Lynn Michaels.

            La discussione sulla cauzione è rapida. Senza sorpresa di nessuno il giudice la nega e poi dice:

-Il processo si terrà martedì prossimo nell’aula del Giudice Coffin.-

            Prima ancora che il giudice abbia finito di parlare, Matt si volta di scatto. Dall’espressione sul suo volto capisco che i suoi supersensi hanno percepito qualcosa o qualcuno che lo impensierisce. Ma chi?

            Mi giro anch’io e non vedo nulla di strano ma la porta dell’aula ondeggia appena. Qualcuno è appena uscito. E se fosse…?

-Qualcosa non va, Ben?- mi chiede Candace.

-Non so.- rispondo -Non ne sono sicuro.-

 

            Diario di guerra del Punitore. Annotazione n. 1975. Lasciai l’aula senza indugiare oltre. Ormai avevo saputo quel che mi serviva sapere. Ad un certo punto Murdock si era voltato nella mia direzione come se avesse capito che ero tra il pubblico ed avesse visto oltre il mio travestimento, il che era ovviamente impossibile: Murdock era cieco. Eppure in quel momento avevo provato una sensazione lungo la schiena che ben conoscevo e che spesso mi aveva salvato la vita nei teatri di guerra ed anche dopo. Avevo imparato a darle retta e non persi tempo ad andarmene.

            Senza fretta, come se avessi tutto il tempo del mondo e non temessi di essere riconosciuto da un momento all’altro, percorsi il corridoio, presi l’ascensore e raggiunsi l’atrio. Pochi istanti ancora ed ero fuori dal Tribunale.

            Raggiunsi il minivan con i finestrini oscurati parcheggiato non molto distante dove Kymberly Taylor mi aspettava alla guida.

-Allora?- chiese.

-Allora, un colpo di mano dentro il Tribunale è da escludere come pure a Ryker’s Island. L’unica possibilità di farle evadere è durante il trasferimento dalla prigione al Tribunale.- risposi.

-E come pensi di poterci riuscire senza ammazzare nessuno, Frank?-

-Un sistema si trova sempre.-

            Ed in qualche modo lo avrei trovato.

 

            La voce di Natasha è calma e rilassata mentre mi chiede:

-Ne sei proprio sicuro, Matt?-

-Come lo sono di essere seduto davanti a te adesso.- rispondo con sicurezza -Frank Castle, il Punitore, era in quell’aula stamattina e non era certo lì per semplice curiosità.-

-Ha in mente di far evadere le sue ragazze, è ovvio.-

            Siamo sulla stessa lunghezza d’onda io e lei ma quel che dico dopo la sorprende:

-Tu come faresti al posto suo?-

-Mi stai chiedendo di elaborare un piano di evasione?-

            Sorrido e replico:

-Ed anche uno per contrastarlo. Non dovrebbe essere una sfida complicata per una maestra dello spionaggio internazionale come la famosa Vedova Nera.-

            Lei scoppia in una risata divertita e poi ribatte:

-Se volevi stuzzicare la mia vanità professionale, Matt, ci sei proprio riuscito. Ho giusto un paio di idee in mente.-

 

 

4.

 

 

            Il vantaggio dell’essere una famosa ex top model apparsa su decine di copertine di riviste patinate e cartelloni pubblicitari è che un sacco di porte ti si aprono facilmente ed ottenere un invito ad un qualche evento mondano è un gioco da ragazzi. Lo svantaggio è che anche se non tutti conoscono il tuo nome, sono in tanti quelli che riconoscono il tuo viso ed il tuo corpo e questo, specie se hai un assassino sulle tue tracce, può essere un problema.

            Per Dakota North non lo è affatto. Innanzitutto, da quando ha smesso di fare la modella per diventare un’investigatrice privata la sua vita è stata in pericolo molte volte e poi stavolta quasi spera che accada qualcosa perché vorrebbe dire che è sulla pista giusta per smascherare chi ha cercato di uccidere suo padre. Il suo accompagnatore Bob Diamond non è altrettanto convinto.

-Pensi davvero che stuzzicare quel Cooper sia stata una buona idea?- le sussurra mentre entrano nel salone dei ricevimenti del Waldorf Astoria dove è in corso un party degli Imperial Studios -In pratica è come se ti fossi messa un bel bersaglio sulla schiena e avessi invitato chiunque a fare centro.-

-Ne abbiamo già parlato.- replica Dakota -Non ho altro modo per farli venire allo scoperto. Ad ogni modo, rilassati: non oseranno certo tentare di uccidermi in un luogo pubblico affollato come questo.-

-Al tuo posto non ne sarei tanto sicuro. Per fortuna ho preso le mie precauzioni. Almeno uno di noi non deve essere incosciente ed è buffo che tocchi a me quel ruolo.-

            Dakota si limita a sorridere.

 

            Uscire a pattugliare la città nei panni di Devil è uno dei modi migliori che conosco per rilassarmi e mettere da parte le preoccupazioni e non è che mi manchino in questo periodo. Sto per diventare padre e la cosa, in un certo senso, mi spaventa. Sarò all’altezza del compito o commetterò errori irreparabili? A confronto di un questo, l’imminente processo a Rachel Cole e i guai combinati dai fratelli Lobo impallidiscono.

            Penso a mio padre, ai sacrifici che ha fatto per tirar su un figlio da solo, ai valori che è riuscito a trasmettermi nonostante le sue manchevolezze sin troppo umane e sorrido. È un compito impegnativo, è vero, ma questo non mi ha mai spaventato in precedenza: mai arrendersi diceva il mio vecchio ed è questo che insegnerò ai miei figli.

            Sotto di me uno scippo. Non mi ci vuole molto per raggiungere il ladro e stenderlo. La donna derubata mi si avvicina per ringraziarmi ma io non l’ascolto. I miei supersensi hanno percepito una presenza. Qualcuno che non incontravo da un bel po’ di tempo.

            Mi rivolgo alla donna e dico:

-Chiami la Polizia e faccia la denuncia. Io devo andare.-

            Uso il cavo del mio bastone e raggiungo un tetto vicino e una volta atterrato dico:

-Puoi uscire dal tuo nascondiglio, Frank, lo so che ci sei.-

 

            Diario di guerra del Punitore. Annotazione n. 1977. Abbandonai la mia postazione ed uscii allo scoperto, tenendo il fucile con la canna rivolta verso il basso. Non ero sicuro di come facesse, anche se avevo qualche sospetto che preferivo tenere per me, ma Devil non aveva bisogno di vedere qualcuno per sapere dove fosse. Di tutti i buffoni in costumi che ho conosciuto lui è il meno incline ai compromessi, il che mi sta benissimo, dopotutto neanch’io ne faccio.

-Che devo fare con te, Frank?- mi chiese con una punta di rammarico nella voce.

-Stare lontano dalla mia strada.- ribattei duro.

-Impossibile se incrocia la mia ed è inevitabile che accada visto che vuoi liberare le tue ragazze ed io non posso permetterlo.-

-Non sono le mie ragazze, non ho alcun interesse per loro.-

            Devil fece un mesto sorriso e replicò:

-Non mentirmi, Frank, è del tutto inutile con me. So che ci tieni a loro, specie a Lynn Michaels. Non hai rimorsi, Frank, per aver fatto di un’integerrima poliziotta una spietata vigilante?-

-È stata una sua scelta, non l’ho spinta io.- ribattei a mia volta.

-Difesa debole, Punitore, e poco convincente. Adesso, basta con le chiacchiere.-

-È quello che dico anch’io.- affermai, poi alzai il fucile e sparai.

 

 

5.

 

 

            Natasha Romanoff si rivolge all’uomo alto dai capelli bianchi che è accanto a lei e la tiene a braccetto:

-Ti ringrazio di avermi accompagnata Mack. Purtroppo Matt è troppo impegnato a preparare la difesa nel processo alle Punitrici per pensare agli eventi mondani ed io sentivo proprio il bisogno di svagarmi un po’ e fare anche sfoggio dell'abito premaman che ho disegnato io stessa. Ormai la pancia è troppo grossa, ahimè, per gli abiti attillati che ero solita indossare.-

            Alphonso MacKenzie, Al o Mack per gli amici, fa un sorrisetto ironico e replica:

-Parliamoci chiaro, Natasha: ti conosco abbastanza bene da sapere che non mi hai chiamato solo perché avevi bisogno di uno chaperon. Per quello potevi portare quel tuo padrino, autista, tuttofare. Ivan, giusto?-

-Lo sai benissimo qual è il suo nome e sì, hai ragione: ti ho chiamato perché ho in mente un progettino per cui tu ed altri che sto pensando di contattare sareste perfetti.-

-Ti ricordo, Natasha, che ho lasciato sia la C.I.A. che lo S.H.I.E.L.D. e la sola azione che vedo è quella che immagino per i miei romanzi.-

-Sul serio?- Natasha fa un sorriso ammiccante -Magari ti faccio cambiare idea.-

-E il tuo uomo, quel Murdock che ne pensa?-

-Non gliene ho ancora parlato. Come ti ho detto, è parecchio impegnato in questi giorni.-

 

La mossa del Punitore mi coglie del tutto di sorpresa: non è nel suo stile sparare ai buoni. All’impatto capisco che ha usato proiettili di gomma. Non ti ammazzano ma fanno male.

            Perdo l’equilibrio e cado oltre il cornicione. Suppongo che Frank confidi che me la saprò cavare prima di spiaccicarmi al suolo, meglio non deluderlo.

            Faccio scattare il cavo del mio fido bastone che si avvolge attorno all’immancabile asta di bandiera. L’ho fatto talmente tante volte che mi viene automatico ormai. Oscillo, faccio una capriola e mi fermo contro una parete sfiorandola appena. Se la gente sapesse che Devil è cieco, probabilmente avrebbe un motivo in più per chiamarmi l’Uomo senza Paura.

Prendo fiato, mi sforzo di ignorare il dolore al petto ed alle giunture delle braccia e risalgo sul tetto.

            Il Punitore è scomparso ovviamente. Non mi aspettavo nulla di diverso. Le sue tracce si perdono tra le mille altre di New York ormai, inutile provare ad inseguirlo.

            Poco importa: so cosa farà presto e lui sa che lo so. Sarà un duello interessante.

 

            Mi aggiro per il salone decisamente curiosa. Non avrei mai pensato che Timothy Byrnes mi avrebbe chiesto di accompagnarlo al party degli Imperial Studios. Negli ultimi tempi io ero troppo occupata con Robert Hao ed a mettermi nei guai con Martin Li mentre lui probabilmente era impegnato a lavorarsi il suo capo, la mia non troppo cara matrigna Rosalind “Razor” Sharpe, per ottenere il nome accanto al suo nell’intestazione del loro studio legale, cosa che, a quanto ho saputo, gli è riuscita perfettamente. Nulla di strano che avesse voglia di festeggiare e con la giusta compagnia. Che dire? Il fascino della bionda esplosiva Candace Nelson funziona sempre a quanto pare.

                Continuo il mio giro di esplorazione. Da quanto ne so, gli Imperial Studios sono una casa di produzione cinematografica e televisiva di proprietà di Namor McKenzie, meglio noto come Sub Mariner, che dal 1939 alterna l’attività di supereroe a quella di ecoterrorista. Da un po’ di tempo è scomparso ma per sua fortuna c’è chi si occupa dei suoi affari in sua assenza come l’attraente afroamericana che sorseggia champagne con una donna alta e bionda dagli occhi di ghiaccio. Tra i presenti riconosco l’ex modella Patsy Walker assieme a Kyle Richmond, il magnate dell’edilizia, Chili Storm, pluricandidata agli Emmy[5] come migliore attrice di soap opera senza mai vincerne uno, e la sua ultima fiamma: un’attrice bionda di cui non ricordo il nome. Al bancone del bar noto un giovanotto dai capelli rasati a parte una cresta al centro che sta chiacchierando con una ragazza giapponese. Si accorge che lo guardo e mi sorride. Decisamente un bel ragazzo. Mi fa venire certi pensieri e forse seguirei i miei ormoni se la mia attenzione non fosse attirata dalla vista di una coppia che conosco: Dakota North, investigatrice nello studio legale di Matt Murdock e Bob Diamond, un attore che era uno dei miei idoli una decina d’anni fa.

                Non è la loro presenza che mi ha spinto a guardarli ma la scia luminosa che attraversa una delle finestre nella loro direzione. Non ho dubbi su cosa sia: un puntatore laser. Grido:

-Attenzione!-

                Troppo tardi: un proiettile infrange la finestra.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Non molto da dire neanche stavolta, tutto è spiegato nella storia. Solo un paio di chiarimenti:

1)    Alphonso MacKenzie è un personaggio creato da Bob Harras & Paul Neary su Nick Fury vs S.H.I.E.L.D. #3 datato agosto 1988. Nella continuity MIT è l’autore di una serie di romanzi di spionaggio di successo che sono incentrati su una squadra di agenti segreti modellati sui protagonisti della serie TV “Agents of S.H.I.E.L.D.”

2)    Il party a cui sono ospiti Natasha, Mack, Candace, Dakota, Bob Diamond e gli altri è lo stesso che si vede su Marvel Knights #96. Un piccolo esempio di crosscontinuity. -_^

Nel prossimo episodio: chi ha sparato ed a chi? In più: il Punitore in azione e i Lobo fanno una mossa.

A presto.

 

 

Carlo



[1]Come visto nell’ultimo episodio.

[2] Cara in Spagnolo.

[3] Voi ne sapete più di Ben Urich se avete letto l’ultimo episodio.

[4] Il soprannome di Rosalind Sharpe.

[5] L’equivalente televisivo degli Oscar.